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Come Arrivammo Qui

by L'Eco del Bardo

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1.
Corrono anni magri, la carestia divora ossa e menti Sulla strada un cartello ci unisce al comune disagio Cosa ci aspetta via da qui? Sul viso leggo rabbia, nostalgia e dolore Tutti quanti assoggettati ad altri uomini Senza valori, devoti solo al dio denaro Un giorno tutto questo finirà! Come libri aperti senza che siano stati mai letti La vita fugge via da qui!
2.
Esco da qui, da questa stanza di intonaco e muffa C’è bisogno di un bel ricambio d’aria Mummie inchiodate al comodo sarcofago Col dito alzato, sono pronte per un altro drink Voi lì fermi assecondate la virtù che passa Ostacolate ogni possibilità Non vi accorgete che il tempo non si ferma qua Io sono stanco e questa volta proprio non ci sto! Non c’è più verso di stare qui a guardare Guardare non è fare Se questo è il mio riscatto Io sono pronto a ricominciare! Gli altri mi scoraggiano, mi avvolgono in tentacoli Fatti di loro paure “Dove vorresti andare, che cosa non ti soddisfa più? Forse hai deciso di dimenticarti anche di noi?” Non capiscono che la mia anima non è più fra loro Che il mio ego si muove stretto Ciò che essi vedono è solo la mia carne Che il banchetto questa volta non sazierà!
3.
Oggi è un giorno per cambiare Oggi è un giorno per ricominciare Oggi nemmeno la pesantezza delle gambe impedisce di scendere dal letto E cominciare a camminare Dopo il primo passo l’altro è meno grave Tanto che non ti vuoi fermare! Dall’avenue affollata cerco l’uscita Tra il labirinto di persone vi è una salita E’ la difficoltà di essere se stessi! Dopo il primo passo l’altro è meno grave Tanto che non ti vuoi fermare! Le urla dei problemi ora è facile affrontare Basta chiudere gli occhi per non dimenticare Ricorda come arrivammo qui, pur sempre liberi E ricorda che ora sei così Ricorda come arrivammo qui, pur sempre liberi Grazie a un nuovo inizio e alla voglia di partire!
4.
Corro contro il tempo, disperatamente avverto Che i nostri momenti stanno andando via Saliti su un aereo, direzione sconosciuta So per certo che non si volteranno indietro mai Dissapori inutili, litigi per motivi futili Sulla storia la scritta del dolore e della sopportazione ... perché?! Non so cosa mi abbia portato via Non so nemmeno se questa via sia la mia Ora mi sveglio e sento il vuoto! Corro contro il tempo, le luci graffiano l’asfalto Sento le urla dell’acceleratore La mia corsa frenetica un fine non avrà Prima di un tuo maledetto addio Non lascerò che la porta si chiuda qui Non permetterò che alla fuga tu dica sì Non lascerò che la porta si chiuda qui Un saluto, un addio ma non così!
5.
Siddharta 03:41
Il sole si alza in cielo, le ombre fuggive si allontanano Nello slancio verso l’infinito l’umanità lascia indietro l’uomo Torri e grattacieli occultano, la mia visuale oscurano Che col passar del tempo ancor non so cosa vi è dietro Dove è l’orizzonte, dove è il mio orizzonte? Non ditemi cos’è, non ditemi il perché! Dove è l’orizzonte, dove è il mio orizzonte? Se proprio necessario, voglio essere io a trovarlo! Il mondo è fatto di persone che cercano risposte ai piani alti Per imparare a vivere ci si rapporta con fatica e stenti Voglio immergermi nelle fondamenta per risalir lontano Fuori dal confine della città abbraccerò ciò che mi aspetta! Tu non guardarmi madre, tu non fermarmi padre Sono ricco di testi e canzoni scritte a metà Tu non fermarmi madre, tu non guardarmi padre Perché dell’altra parte la mente ancora non sa
6.
Londra 03:18
Chiudendo gli occhi, ora ricordo tutto Sotto un velo umido, così ti sei mostrata I capelli, germogli, intorno al tuo viso asciutto Bellezza, dama mia, che non ho ancor dimenticato Su un prato verde noi scalzi accarezzammo la terra inerme E tu a braccia aperte hai accolto me Che stupido erravo in cerca di un perché Arrivò la pioggia che tutto lava, tutto rivela Ci nascondemmo poi nel vecchio maniero Ascoltai il tuo passo, il suono, l’urlo che il tempo cela Mai avrei voluto che giungesse presto sera Per allungare i tempi e i nostri spazi ancora E alimentare con nuove immagini la mia memoria E quando le ombre arrivarono a sfiorarci i piedi La tua storia non era ancora stata raccontata Così ci salutammo: arrivederci Londra!
7.
Con le mani fredde e umide, strette intorno a un avvolgibile Ogni giorno calo i miei compagni nell’oscurità senza sapere chi tornerà Con mani fredde e non più morbide sogno di accarezzare giornate limpide Ma sono stretto a un parapetto instabile ... la furia del Mar del Nord Se quel che ho fatto mi rende l’uomo che ora sono Non accusarmi dei miei sbagli, invano è aspettare perdono! Per quel che ho fatto tu mi chiami combattiero Non una guerra custodisco di cui non esser fiero Con la mia scure ignobile dipingo il terreno di schegge e fuliggine Ogni giorno mi chiedo “Chi sei?” tagliando impassibile le gambe agli dei E la mia scure orribile in breve divenne testimone immobile Di uno scempio umano incontrastato garante di un futuro al mio passato Se quel che ho fatto mi rende l’uomo che ora sono Non accusarmi dei miei sbagli, invano è aspettare perdono! Per quel che ho fatto tu mi chiami combattiero Non una sola guerra da cui sia uscito senza esserne fiero Tutto quel faccio è per te e per vederti ancora sorridere Se un essere in questo freddo mondo tocca violentemente il fondo E’ perché qualcosa in esso c’è!
8.
Seduto assorto al mio posto al ritorno da un viaggio sotto un sole straniero Lo sguardo fugge oltre il vetro, l’attenzione è rapita, è uno spettacolo nuovo Sopra le vette innevate e i pensieri più alti degli uomini Si stende candido un oceano di nuvole Così piccolo era al suo essere e il cuore questo credeva Semplicità e bellezza feci mie di passaggio su quelle vie Leggera nuvola, mi perdo nella mia mente Se mi abbandono quanto lontano mi puoi trasportare? Non smetto di provare a guardare attraverso Qual mondo tu ancor diffidente nascondi Di continuo chiedo a me stesso i chilometri che hai divorato Le strade su cui hai camminato e le vittorie che tu alla vita hai strappato I denti rotti e il sangue versato nei silenzi mi hai rivelato Prestando la tua attenzione, aiutandomi poi nella guarigione (Oh-ohh) Leggera! Spingiamo il tramonto più in là, non è ancora l’ora di allontanarsi Per un soffio d’istanti io posso restare a guardarti

about

Una persona. Un viaggio. La ricerca della propria identità.

credits

released June 15, 2016

L'Eco del Bardo è:

Flavio Ausilio - Voce
Davide Colli - Chitarra
Riccardo Sforzi - Chitarra
Federico Sforzi - Basso
Paolo Decaroli - Batteria

Musica: L'Eco del Bardo
Musicisti aggiuntivi: Paolo Sforzi - Tastiere
Testi: Federico Sforzi
Produzione Artistica: Stefano Riccò
Fotografia: Mattia Messori
Grafica: Enrico Forghieri

Registrato e mixato presso lo studio di registrazione Dudemusic di Correggio (RE).

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L'Eco del Bardo Carpi, Italy

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